Dall’acqua del mare si narra che tutto nasce e la materia assume nuova forma. È la visione di ABISSO URBANO, la nuova capsule collection di MARAGNO che va alla genesi della vita, in quegli abissi dove ogni cosa viene alla luce. «Il respiro, è questa la prima cosa. Sono io? È mia madre? No, è qualcos’altro, qualcosa di più vasto, più lontano. E dietro le palpebre chiuse, mi lascio galleggiare» scrive in Ocean 1212-W Sylvia Plath in un’ode all’Atlantico. La poetessa americana aveva capito che, prima del fragore di onde e del sapore di sale, l’acqua è una memoria impressa sulla materia liquida, sfumata nei rivoli di schiuma. È questo che traduce MARAGNO nella sua nuova capsule collection ABISSO URBANO SS25. La sirena, simbolo di sogno e visione di questa nuova vita, è la scintilla di una bellezza sinuosa. Le stoffe pregiate, la seta, il lino, il cotone e le lavorazioni in applicazioni jacquard avvolgono la bellezza della vita come l’acqua del mare, ma che, prima di ritirarsi lascia sulla sabbia come un’onda un orlo di conchiglie preziose che si increspano sul corpo come banchi di pesci d’argento. I vestiti si schiudono sulla pelle, perché non sono un involucro, così come la vita non è mai solo la rottura di una placenta. C’è sempre una scintilla di poesia nei nostri abissi urbani. MARAGNO traduce la visione romantica di questo connubio non con il rumore di uno sturm und drang. Se c’è una tempesta, questa è un riemergere dai flutti: è la natura stessa, la vita che scorre nella bellezza delle cose, nell’acqua che bagna e si scontorna come suoi capi, senza una linea che definisca ruoli e persone, ma rende un modo tutto naturale di vivere. Tornare all’abisso urbano significa respirare. E capire – come scrive Sylvia Plath – quel qualcosa di vasto pronto ad accogliere, una nuova umanità.